CAPITOLO V

Considerazioni conclusive: dalle teorie economiche alle politiche del lavoro

5.4 Le professioni della net-economy

Secondo il Rapporto Isfol 2001, le professioni legate al settore delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono in costante, ma contenuto aumento (12.446 pari al 4,9% nel 2000; 9.524 pari al 6% nel 1999; 8.561 pari al 6,6% nel 1998).
Tra le prime trenta figure professionali richieste nel 2000, ne rientrano alcune collocabili nell'ambito della new economy: i programmatori occupano il quinto posto in graduatoria (2,5% del totale delle figure ricercate), gli analisti programmatori sono al sesto (con l'1,9% delle richieste totali), i sistemisti EDP¹ (1,7%) sono al settimo posto, i telefonisti dei call center sono al ventottesimo con lo 0,8% ed, infine, gli engeener sono al ventinovesimo con lo 0,8%.
Dal punto di vista quantitativo, da alcuni anni a questa parte, si nota una crescita delle professioni inerenti all'area della new economy, si pensa dovuti alla crescita del settore delle telecomunicazioni ed alla diffusione di Internet.
Indagando però sugli aspetti di qualificazione richiesta per alcune figure, emerge che i livelli conoscitivi della maggior parte delle figure generiche (attinenti la gestione amministrativa/contabile e l'attività segretariale ed, inoltre, trasversali a tutti i settori) si accrescono con l'introduzione delle nuove tecnologie.
Per quanto attiene alle caratteristiche qualitative, invece, della domanda di lavoro, l'aspirante per ricoprire la posizione offerta in genere dovrebbe avere un titolo di studio corrispondente (o superiore) a quello richiesto, una conoscenza medio/alta delle lingue straniere e nella metà dei casi delle esperienze lavorative precedenti.
Senza dubbio, la conoscenza dei profili professionali ricercati permetterebbe una riduzione del tempo necessario all'incontro della domanda con l'offerta. Comunque, va rilevato che i lavori più richiesti sembrano avere un legame particolare con le nuove tecnologie: infatti, l'andamento delle professioni nuove (ricollegabili a tecnologie recenti) od emergenti (funzionali a nuove esigenze del mercato) si rivela di tipo ondivago.
Il dibattito attuale sulla natura e sulle prospettive della net-economy è molto vivace e complicato da numerosi eventi congiunturali (quali il rallentamento economico americano -dopo anni di continua crescita- e giapponese; i tagli occupazionali; la fine della bolla speculativa negli U.S.A. e la saturazione di alcuni mercati).
In ogni caso, la rilevanza della nuova economia è sempre crescente: gli obiettivi da perseguire attraverso di essa sono, in primo luogo, un livello di disoccupazione frizionale ed, in secondo, la costituzione della maggioranza dei posti disponibili di tipo qualificato.
Il Consiglio straordinario europeo di Lisbona (23 - 24 marzo 2000) ha individuato nell'economia basata sulla conoscenza (Knowledge Based Economy, KBE) la sfida competitiva per favorire la crescita ed arrivare al pieno impiego. Pertanto, l'U.E. si è prefissata di "diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale" (Consiglio Europeo di Lisbona, 2000, pag. 2). A tal fine, si è cercato sempre più di inserire l'economia della Rete nel Vecchio Continente.
Nell'Employment in Europe 2001 della Commissione Europea emerge chiaramente che l'economia mondiale è attualmente sottoposta alla globalizzazione dei processi ed all'introduzione delle nuove tecnologie, due sfide importanti che vanno vinte per poter approfittare a pieno delle possibilità di crescita legate alla KBE e per raggiungere finalmente la piena occupazione. A differenza del "modello di crescita americano" (che da sempre si affida alle forze imprenditoriali ed al mercato e, di certo, non brilla per le garanzie che offre ai lavoratori), l'Unione Europea ha deciso di realizzare tali obiettivi attraverso i tradizionali pilastri del "modello sociale europeo" di solidarietà.
Per quanto riguarda l'Italia, il Governo, presentando il DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2002 - 2006, ha assegnato centralità alla net-economy attraverso la formazione di capitale umano e l'ulteriore sviluppo delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione².
La complessità della situazione nazionale (data, tra l'altro, dal dualismo territoriale e da una crescita economica debole negli ultimi anni) ci consente di analizzare unicamente l'impatto della net-economy sulla struttura professionale e sulla nascita di nuove professioni, considerando il solo settore dell'informatica e delle telecomunicazioni (dal quale deriva la sigla ICT). Riteniamo, infatti, che proprio questo ultimo sia il più facilmente identificabile con la KBE.


Fonte: elaborazioni Isfol su dati Istat.

La tabella 5.2 ci mostra l'andamento degli ingressi e delle uscite dal settore ICT.
Dal 1997 gli ingressi nell'informatica e nelle telecomunicazioni hanno iniziato a crescere in maniera costante fino al 2001, facendo registrare un saldo tra ingressi ed uscite per lo più costante dall'anno 1999.
Dalla tabella successiva, la 5.3, si rileva che gli occupati del settore ICT mostrano la stessa lenta tendenza alla crescita dal 1995 (quando erano 473.000) al 2001 (anno in cui ammontano a 652.000 unità), mentre il settore manifatturiero ad alta intensità di innovazioni tecnologiche (considerato come termine di paragone) registra un incremento della manodopera dal 1997, che nel 2001 ha subito una leggera flessione.
Tuttavia, possiamo dire che nel complesso l'incidenza degli occupati nell'informatica e nelle telecomunicazioni sul totale degli occupati (che ammonta a 21.373.000 nel 2001) è sostanzialmente stabile nel tempo, con una percentuale lievemente superiore al 10%.


Fonte: nostra elaborazione dati Istat

Le richieste per occupazioni legate all'ICT sono cresciute molto velocemente negli ultimi cinque anni, tra le prime dieci professioni più richieste nel 1996 figurava solo quella del programmatore, mentre nel 2000 tra esse rientrano anche l'analista programmatore ed il sistemista EDP.
Tutto il settore ICT è cresciuto rapidamente nel tempo, soprattutto negli ultimi tre anni e ha dovuto affrontare molte difficoltà nel reperimento di figure professionali specializzate. Le occupazioni più ricercate sono quelle legate alla programmazione ed al software (programmatore, analista programmatore, progettista software), quelle riguardanti l'area electronic data processing (sistemista EDP) ed Internet (web developer).
Le nuove professioni nate negli ultimi due anni si riferiscono soprattutto all'area Internet (web developer, web master, esperto Internet, web designer, web editor, web content, web marketing), al networking (network system designer, progettista reti, specialista protocolli Rete), all'area sistemi (system administrator, direttori sistemi), ed ad altre aree (assistente EDP, collaboratore EDP, application consultant).
Nel settore ICT è in atto un processo di sostanziale "professionalizzazione": esso ha determinato una notevole variabilità delle nuove occupazioni rispetto ai salari, ai livelli di qualificazione formale richiesti, alle prevedibili riqualificazioni di lavoratori già occupati in campi diversi oppure anche all'ingresso nella professione di molti neolaureati ed all'ineguatezza da parte delle imprese di elaborare un piano di fabbisogni di manodopera adeguato.

 


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